Il primo insediamento urbano documentato nella zona risale al 1237, in un luogo chiamato Colln, intorno al fiume Sprea a sud della Museumsinsel (isola del museo); si ritiene però che Spandau, il punto in cui i fiumi Sprea e Havel si uniscono, sia precedente. La Berlino medievale si sviluppò sulla sponda dello Sprea intorno alla Nikolaikirche e si espanse in direzione nord-est verso l’attuale Alexanderplatz. Nel 1432 Berlino e Colln,che erano collegati dal Muhlendamm, confluirono a formare un unico centro. Negli anni 1440-50, il principe elettore Federico II di Brandeburgo diede inizio alla dinastia degli Hohenzollern che durò fino alla fuga del Kaiser Guglielmo II da Potsdam (1918). L’importanza di Berlino crebbe nel 1470, quando il principe elettore vi trasferì la sua residenza da Brandeburgo e costruì un palazzo vicino all’attuale Marx-Engels-Platz. Durante la guerra dei trent’anni, la popolazione di Berlino fu decimata, ma verso la metà del XVII secolo la città risorse, ancora più forte di prima, sotto il grande elettore prussiano Federico Guglielmo. La sua ideologia fu alla base della potenza prussiana; suo figlio, Federico I, fece della città di Berlino la sua capitale,promuovendo lo sviluppo delle arti e delle scienze e presiedendo una corte vivace e molto intellettuale e distinguendosi per le opere architettoniche che fece costruire. Il primo Ottocento fu segnato dall’occupazione francese (1806-1813) e da un tentativo rivoluzionario di matrice illuminista, duramente represso nel 1848. A partire dal 1850 l’impulso dato dalla rivoluzione industriale ne raddoppiò la popolazione, che raggiunse i due milioni nel 1900. Nel periodo che prelude alla prima guerra mondiale, Berlino si era trasformata in un gigante industriale. Alla vigilia dell’ascesa al potere dei nazisti, il Partito Comunista era quello più forte nella ‘Berlino Rossa’ (nel 1932, aveva ottenuto il 31% dei voti). Durante la seconda guerra mondiale, la città, ultimo baluardo del regime e sede del famoso bunker, fu bombardata pesantemente dagli Alleati; la maggior parte degli edifici visibili oggi lungo Unter den Linden è stata ricostruita. Nell’agosto del 1945, la conferenza di Potsdam segnò il destino della capitale, spartendo le città tra le grandi potenze vincitrici (Stati Uniti d’America, Regno Unito,Francia e Unione Sovietica); nel giugno 1948 la città fu divisa in due, quando i tre Alleati occidentali introdussero una moneta per la Germania occidentale e stabilirono una forma di amministrazione separata per i loro settori. Nell’ottobre del 1949 Berlino Est fu proclamata capitale della Repubblica Democratica Tedesca (DDR); il 15 agosto 1961 iniziò la ricostruzione del muro e solo il 9 novembre del 1989 vi fu aperta una breccia, seguita poi dall’abbattimento. Il trattato di unificazione fra le due Germanie proclamò Berlino la capitale ufficiale della Germania e nel giugno 1991 il Bundestag votò a favore del trasferimento della sede del governo da Bonn a Berlino entro i dieci anni successivi. La creazione di una metropoli partendo da zero fu affidata a un enorme consorzio di organizzazioni pubbliche e private. Nell’aprile del 1999 fu riaperto il Reichstag rinnovato, che da allora ospita il parlamento della Germania unificata e Berlino tornò a essere la capitale ufficiale della Germania. Potsdamer Platz è divenuto il luogo simbolo del fermento della ritrovata e rinnovata capitale tedesca; negli anni Venti era considerata il luogo più vivace d’Europa, finchè la guerra la distrusse quasi completamente e il muro la stravolse e divise. Riunificata, la sua enorme area di 600.000 metri quadrati è uno straordinario cantiere-laboratorio dove operano (tra gli altri) gli architetti Renzo Piano, Arata Isozaki, Hans Kollhoff, Rafael Moneo, Richard Rogers e gli scultori Jean Tinguely, Jeff Koons e Robert Rauschenberg, con l’obbiettivo di ricreare non solo una miscela di strutture tipicamente urbane, residenze, spazi pubblici, e privati, ma anche un fulcro di aggregazione: la piazza, appunto, come testimonianza della ricostruzione morale di Berlino.